Il pericolo però in questi casi, quando brami di vedere un posto da tempo, è restare delusi. Le aspettative sono grandissime, e la paura che restino disattese ancora di più. Per fortuna però, a noi stavolta non è successo 🙂
Appena entrati nella città vecchia, oltre a essere travolti da orde di turisti – nonostante siano appena le 10:30 del mattino – iniziamo a respirare un’atmosfera meravigliosa. Saranno le mura antiche, i vicoletti strettissimi, le strade lastricate… sono già innamorata anche della città (lo so, lo so, sono una di facili entusiasmi, ma che ci volete fare, sono innamorata della vita e un’inguaribile entusiasta :D).
Dopo esserci sistemati brevemente in stanza, usciamo e come prima cosa decidiamo (cioè, io avevo già deciso, diciamo che informo Max) di percorrere le mura che circondano la Città Vecchia. Del resto, l’ingresso è proprio a due passi da casa, a Porta Pile 😀 Le mura si possono percorrere solo in senso antiorario, e vi consiglio di farlo al mattino presto o al tramonto, perché è piuttosto faticoso, anche se siete allenati, soprattutto per il caldo, che in certi punti si fa davvero insopportabile. Per fortuna, ogni tanto ci sono dei pezzetti di ombra, ma soprattutto il panorama di cui potrete godere dalle mura, ripagherà tutta la fatica del mondo! L’isola di Lokrum, il porto vecchio, la torre dell’orologio, i tipici tetti rossi di Dubrovnik… questo e molto altro potrete vedere dalle mura. Ripeto: un’esperienza faticosa ma assolutamente da fare!
Se notate bene, alcuni tetti sono più chiari di altri. Sono quelli più vecchi, sopravvissuti ai bombardamenti del 1991. E’ impressionante vedere che gran parte sono quelli nuovi, ricostruiti…
Una volta completato il percorso, riscendiamo davanti alla Fontana di Onofrio – una volta una cisterna – e iniziamo a percorrere la Stradun, la strada principale della Città Vecchia. Naturalmente, oltre ad ammirare la bellezza della strada, individuo subito una panetteria, dove vedo messi in bella mostra dei burek. Potevo io, golosa numero uno, non assaggiarne subito uno, fra l’altro appena sfornato? Domanda retorica. Il burek croato è simile al borek turco, in pratica una sorta di “spirale” di pasta fillo ripiena di formaggio o carne, o ancora in versione dolce, che qui si trova con mele e cannella o amarene. Chiaramente, in 4 giorni ho provato più volte tutte le versioni, e posso dire senza ombra di dubbio che i miei preferiti restano quello al formaggio e quello alle mele.
Continuiamo a percorrere la Stradun, e iniziamo anche a prendere ogni tanto qualche vicoletto, senza una meta precisa. Ce ne sono veramente un numero infinito, e in ogni vicolo, per quanto stretto possa essere, ci sono anche una miriade di ristoranti e ristorantini. Chiaramente Dubrovnik è una città che vive di turismo, ma non lo dico in senso negativo. E’ invece straordinario come abbiano saputo sfruttare le loro bellezze architettoniche e naturali. Cosa che, spesso e volentieri, qui in Italia, soprattutto in certe zone, non sappiamo proprio fare. E’ incredibile pensare che solo 20 anni fa questa città ha vissuto una guerra cruenta e genocida. Una guerra che ha segnato per sempre una generazione. E ripenso a Dario, il ragazzo che ci ha accompagnati dall’aeroporto. Ha 27 anni, è del 1988, quindi ha vissuto la guerra quando era poco più che un bambino. Se ci ripenso, è terrificante. Eppure, era un ragazzo sereno, anche se da una parte sembrava più grande di quanto non fosse. Suppongo sia inevitabile, quando vivi una guerra. Comunque, come dicevo, gli abitanti di Dubrovnik si sono saputi risollevare in maniera sorprendente, e per questo sono solo da ammirare.
Dopo una breve sosta in camera, nelle ore più calde, usciamo nuovamente e visitiamo il monastero dei Francescani, dove c’è un chiosco meraviglioso. Visitiamo anche la Cattedrale e altre 2-3 chiese che incontriamo lungo la strada, inclusa l’unica chiesa bosniaco-ortodossa della città. Visitiamo anche una galleria fotografica, la War Photo Limited, dove sono raccolte moltissime immagini della guerra bosniaca degli anni ’90. Un’esperienza molto bella e intensa, anche se triste. La consiglio vivamente.
Il secondo giorno, domenica, usciamo di buon’ora e facciamo colazione con un paio di burek, ovviamente. Oggi abbiamo in mente di visitare il Palazzo del Rettore, il museo etnografico e un altro paio di chiese che ci mancano all’appello. Decidiamo anche di prendere la funivia che porta sul monte Srd. Prima di arrivare alla funivia, poco prima di Porta Ploce, ci fermiamo sotto una pineta, con una splendida vista sul porto vecchio. E’ un luogo meraviglioso per godere del fresco. Proseguiamo il cammino fino alla funivia, e saliamo su. Il caldo è opprimente, ma la vista che si può godere da lassù è veramente splendida, quindi ne è valsa decisamente la pena!
Per il pranzo torniamo giù in città e ricominciamo a girare per vicoletti. Ormai alcuni li riconosciamo, ma il bello è che ogni tanto giriamo un angolo e ne troviamo di nuovi. Tra questi, troviamo per caso un ristorante che avevamo cercato il giorno prima. Si tratta del Taj Mahal. No, non è un ristorante indiano, ma bosniaco. Eh lo so, forse a loro sembrava esotico… comunque, mi aveva incuriosita perché avevo letto di questo ristorante sia sulla guida sia qua e là su internet, e chissà perché mi attirava. Visto che ci passiamo davanti, decidiamo di prenotare per la sera. E menomale! Gli unici due tavoli rimasti liberi sono alle 18 e alle 21:45. Ovviamente prendo quello delle 21:45, alle 18 non ce la posso proprio fa’ 😀 Cerchiamo di memorizzare i vicoli da prendere per arrivarci e andiamo a procacciarci il pranzo. Optiamo alla fine per un Irish pub, giusto per prendere un panino al volo senza svenarci 😀 Il pub è il Gaffe, tipico pub irlandese che più irlandese non si può. In effetti ci rendiamo conto che è un po’ una “tradizione”, ormai. In qualunque viaggio, a un certo punto capitiamo in un pub irlandese <3 Mangiamo un cheese e un veggie burger ottimi spendendo poco, per cui ce ne andiamo sazi e soddisfatti.
Il pomeriggio, poi, scopriamo un posto meraviglioso, che diventerà uno dei nostri preferiti di Dubrovnik: il pontile. All’ora del tramonto è praticamente un’oasi di pace e soprattutto di fresco. Ne approfitto per scattare qualche bella foto. Questa è l’ora del giorno che preferisco per scattare, non smetterei mai…
Dopo un’altra passeggiatina per vicoletti, si è quasi fatta ora di cena, per cui cerchiamo di individuare nuovamente il Taj Mahal. Appena arriviamo mi faccio notare dal cameriere, che si ricorda di me e mi chiama addirittura per nome. Mi sento un po’ VIP! Per darci il tavolo ci vuole ancora qualche minuto, il locale dentro è minuscolo e gremito di gente, fuori, nello strettissimo vicoletto in cui si trova, i tavoli sono tanti, piccoli e un po’ appiccicati, tutti strapieni. Mentre aspettiamo vediamo uscire dei piatti che promettono bene. Ho una buona sensazione, so che stasera mangeremo da paura! Finalmente ci preparano il tavolo, purtroppo dentro – anche se non è che fuori faccia meno caldo. In effetti, alla fine non è neanche male. Anzi. Il locale è veramente microscopico, ma molto caratteristico. Ordiniamo un piatto di salumi e formaggi bosniaci per iniziare, e degli involtini di melanzane grigliate ripiene con un formaggio morbido, il kaymak, il tutto servito con il loro pane schiacciato. Io sono formaggiara, okay, ma i formaggi sono davvero ottimi! Buonissime anche le melanzane, ci spazzoliamo tutto in pochi minuti. A seguire, io prendo i cevapi (polpettine alllungate e speziate di carne mista), che non mangiavo da quando eravamo stati a Istanbul, e Massi uno spiedino di carne mista. Tutto ottimo e abbondante. Annaffiamo il tutto con vino (lui) e birra (io). Sono talmente piena che IO non riesco neanche a prendere il dolce. Mi toccherà tornare domani sera 😀
Il terzo giorno, lunedì, dopo aver fatto colazione andiamo a Cavtat. Cavtat è la vecchia Dubrovnik, diciamo, l’insediamento senza il quale Dubrovnik non sarebbe mai esistita. Si trova a pochi chilometri di distanza, e si può raggiungere con l’autobus, ma in estate ci sono anche tantissime barche che fanno avanti e indietro da lì, e così optiamo per la gitarella in barca, che a noi piace tanto 😀 Il viaggio dura un’oretta ed è meraviglioso. Dalla barca si può godere della bellezza della costa, aspra e selvaggia, e del mare, che man mano che ci si allontana dalla città è sempre più turchese e cristallino. All’arrivo di Cavtat iniziamo a camminare, camminare, camminare… in teoria vorremmo arrivare a un mausoleo segnalato sulla guida, ma dalla strada che stiamo percorrendo non si vede, vediamo solo spiagge, calette, scorci meravigliosi. Tutto molto bello, ma ‘sto mausoleo? Cammina cammina, arriviamo a un punto. E io penso: “Sto posto l’ho già visto”. Ci credo. Abbiamo girato in tondo! :O Beh, la prendiamo ovviamente a ridere, e pensiamo anche che, tutto sommato è stato meglio così, abbiamo scoperto posti bellissimi e ce ne siamo innamorati perdutamente! Davvero, penso proprio che ci torneremo qui. Massi mi dice addirittura che vuole comprarsi casa qui per quando andremo (andrà) in pensione! Annamo bene!
Nel pomeriggio torniamo a Dubrovnik, e dopo una sosta in stanza e una doccia, torniamo nel nostro posto preferito, al pontile, per ingannare l’attesa fino all’ora di cena. Stasera decidiamo di assaggiare delle frittelle, tipo di pasta di pane, servite con il kaymak, che io ormai adoro. Prendiamo poi un piatto che avevamo adocchiato la sera prima da due ragazzi inglesi uno stufato di carne e verdure. Otto milioni di gradi, ma una roba BUONISSIMA. Sarà che a noi piacciono ste carni stufate, con tanto sughetto in cui pucciare il pane. La carne è tenerissima, ben condita e speziata al punto giusto, le verdure ottime. Anche stasera sono stracolma, ma non rinuncio a un baklava (diviso in due, ovviamente). io lo sapevo perché lo avevo mangiato in Turchia, ma vi avviso: se non amate il miele e i dolci moooolto dolci, prendete qualcos’altro 😀 Ce ne andiamo salutando i camerieri come se fossero parenti. Che ne so, ormai ci amano, ma la pacchia è finita, domani si torna a casa. Sigh!
Scusate per la qualità pessima, ma eravamo letteralmente al buio, quasi non vedevamo cosa stessimo mangiando!
Abbiamo il volo nel pomeriggio, così ne approfittiamo per fare un’ultima passeggiata e fare qualche acquisto, in particolare al mercato di Piazza Gondulic, praticamente dietro la cattedrale. E’ un’esplosione di colori e odori. Ci sono frutti di bosco di ogni genere, lavanda, scorze di agrumi candite e sali aromatici – tutti prodotti tipici di qui.
Dubrovnik è veramente una città che ti resta nel cuore, così come le persone che vivono qui. E’ piccola e si gira veramente con poco, ma allo stesso tempo è ricca di storia e cultura. Se volete venire qui per il mare, però, consiglio di uscire dalla città. Sicuramente Dubrovnik si annovera tra quei viaggi che non dimenticherò mai, perché mi ha lasciato davvero qualcosa di forte dentro. Mi ha anche aperto un mondo, quello dei Balcani, che secondo me sono assolutamente tutti da scoprire.
Doviđenja!
[…] e tanto. Certo, per vacanza intendo quelle estive, che durano un po’ di più e non implicano tour di città in poche ore ? In quest’ultimo caso, le mie letture si limitano alla guida di turno – […]